Lo sai perché nei nidi c’è sempre una parete con lo specchio ad altezza bambino? No, non è una decorazione per far sembrare lo spazio più profondo…anche se aiuta! Lo […]

Lo sai perché nei nidi c’è sempre una parete con lo specchio ad altezza bambino?

No, non è una decorazione per far sembrare lo spazio più profondo…anche se aiuta!

Lo specchio a parete non deve mancare nella sezione lattanti, come nemmeno la possibilità di potersi guardare in specchietti maneggevoli da posare su un tavolino per i bambini più grandi, in modo che si possano specchiare e osservare con attenzione. Riconoscersi non è un processo così banale ed immediato come può sembrare e con l’aiuto dello specchio il bambino inizia a “svelarsi”, riconoscere ciò che il riflessa gli rivela.

Il gioco degli specchi  (oltre ad essere un romanzo di Camilleri!) porta i bambini in una dimensione esplorativa della propria identità corporea che incuriosisce e a volte inquieta… “Perchè quel tipo mi fissa, chi è??”

Lo specchio diventa strumento rivelatore della capacità dei bambini di sapersi riconoscere “Ma quello non sarò mica io???? Sì, proprio quel tipo simpatico che mi guarda…? Vediamo se faccio una smorfia cosa succede…”

Se ti interessa questo argomento, qui di seguito ti racconto come scoprire quando i bambini sanno di essere veramente loro, ma proprio loro, quel simpaticone che vedono riflesso nello specchio!

Cosa serve:

  1. uno specchio di quelli da trucco o giù di lì o uno specchio a parete
  2. un colore a dita (anche tempera o un rossetto vanno bene…)
  3. un quadernetto
  4. astuzia (non farsi smascherare quando metterete di nascosto il colore sul naso del piccolo esploratore di sè)
  5. pazienza (l’osservazione va ripetuta più volte nei primi due anni del vostro bambino… ma se avete un figlio avere pazienza è necessario, meglio allenarsi fin da subito)

Da che età iniziare? Già dai 3/4 mesi potete iniziare l’osservazione e prendere nota di quello che succede (ecco a cosa serve il quadernetto) via via che passa il tempo.

Tieni sulle ginocchia il bambino o prendilo in braccio e posiziona lo specchio in modo che veda te e se stesso riflesso.

Cosa potrebbe succedere:

dai 4 mesi (illusione di realtà)

  • si interessa all’immagine che ha di fronte (la sua) come se fosse un volto di qualsiasi
  • fissa lo specchio
  • si agita un po’ e scalcia
  • vocalizza
  • afferra ed esplora lo specchio

6-12 mesi (rottura dell’illusione)

  • guarda la tua immagine riflessa (sì, perché sei dietro di lui). “Tu sei dietro di me e anche davanti, nello specchio, ok…ma quel bambino che vedo chi è???”
  • si volta incuriosito
  • può sembrare intimidito, guarda altrove
  • manifesta stupore toccando la superficie dello specchio
  • cerca dietro lo specchietto come per vedere se trova qualcosa “che sia qui dietro quel tipetto?? Vediamo…no, non c’è niente, strano”’

12-24 mesi

  • cerca dietro lo specchio e guarda le altre persone presenti cercando di confrontare immagine e realtà
  • fa un gesto e lo ripete osservando possibili concordanze con il “presunto sé”
  • si diverte a eseguire smorfie
  • si chiede chi è quello che si muove esattamente come lui
  • dice mamma di fronte alla propria immagine

Il momento in cui il bambino  si riconosce,costruendo il puzzle della propria immagine e identità, è ancora controverso*.

Come possiamo capire come il bambino ci dice o si dice “Quello sono Io“? Lo facciamo verificando un semplice gesto della mano…

Ecco come:

LA MACCHIA (iniziare a provare intorno ai 20-24 mesi, non prima)

Di nascosto (ecco dove dobbiamo usare l’astuzia e le nostre abilità più recondite), con una pretestuosa carezza facciamo un macchia sul viso del bimbo, sul nasino o dove riusciamo, non ha importanza. Ma non facciamoci scoprire, mi raccomando. Il piccolo infante non deve sapere di avere del colore sul viso, altrimenti si perde l’effetto sorpresa.

Quando il bambino si guarderà allo specchio sarà stupito, perplesso o incuriosito dalla macchia che non si aspettava di vedere.

Chi ancora non si riconosce, guarderà il proprio riflesso con la stessa curiosità e al limite toccherà lo specchio per analizzare l’immagine riflessa dove vede la macchia, ma non la cercherà sul proprio volto.

I bambini che invece si riconoscono allo specchio cercheranno di toccarsi il volto, (non il riflesso nello specchio) in corrispondenza della posizione in cui gli è stata fatta la macchia spesso ridendo o guardando divertiti l’adulto. 

 

 

per saperne di più puoi consultare:
*Paola Molina, “Quello sono io” Il bambino davanti allo specchio: relazione con l’altro ed esplorazione cognitiva. In Manuale critico dell’asilo nido, franco Angeli.

 

al nido lo proponiamo così...

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